L’invasione del Beccofrusone nell’inverno 2005
L’invasione del Beccofrusone nell’inverno 2005

L’invasione del Beccofrusone nell’inverno 2005


Beccofrusone (Bombycilla garrulus). Pragelato (TO) – 27.02.2005 (Foto: Giacomo Assandri)
Riassunto

Sono presentati i dati relativi all’eccezionale invasione di Bombycilla garrulus che ha interessato la Provincia di Torino (e gran parte dell’Europa) nell’inverno 2005. In Italia tale fenomeno è risultato il maggiore, per intensità, mai verificatosi (con un totale di quasi 4.000 individui segnalati sulla mailing-list EBN Italia).

I primi individui italiani sono stati osservati il 18.12.2004, mentre in Provincia di Torino la prima osservazione è stata effettuata il 11.01.2005. Da questa data i Beccofrusoni sono stati segnalati in altre 7 località fino al 23.04.2005. Il totale degli individui osservati in Provincia è risultato di 571, con picco nel mese di febbraio.

Introduzione

Il Beccofrusone (Bombycilla garrulus) è un passeriforme che in periodo riproduttivo è tipicamente legato alla taiga subartico-boreale del Paleartico (dove è presente la sottospecie garrulus) e del Neartico (dove è presente la sottospecie pallidiceps). Migratore parziale, in inverno una parte della popolazione rimane nei quartieri invernali mentre un’altra si sposta più a Sud (normalmente fino alle latitudini di Svezia e Danimarca), con recente espansione verso l’Europa centro-settentrionale (Germania e Paesi Balcanici). Principale caratteristica dei movimenti autunno-invernali del Beccofrusone è la tendenza a compiere periodiche invasioni in aree più a Sud rispetto ai normali limiti dell’areale di svernamento, con massicce presenze in Europa centro-meridionale e occasionalmente fino a Cipro, Malta e Algeria. Le motivazioni di tali invasioni non sono completamente note e comunque non sembrano essere direttamente legate al susseguirsi di inverni più o meno rigidi; al contrario pare che siano movimenti dovuti alla carenza di cibo nel consueto areale invernale, causata da stagioni riproduttive particolarmente positive.

I movimenti invasivi di norma si evolvono in 3 fasi:

1) massicci arrivi nella prima parte dell’inverno (fra settembre-ottobre);
2) successiva dispersione sul territorio dei grandi gruppi alla ricerca di cibo;
3) conclusivo ritorno dei piccoli gruppi verso i quartieri estivi, normalmente fra marzo e aprile (occasionalmente maggio-luglio).

Per maggiori dettagli di veda Cramp (1977-1994). L’Italia è stata spesso interessata da tali invasioni, anche se non con il numero di individui e la frequenza di altre parti d’Europa. Moltoni (1969) elenca le invasioni che hanno interessato la penisola dal 1800 (Si veda la tab. 1). Per quanto riguarda le consistenze di tali movimenti l’autore riporta totali nazionali di centinaia di individui durante le invasioni di maggiore intensità. Per le invasioni successive al 1969 si rimanda a Moltoni (1974) e a Moltoni & Brichetti (1976).

Tabella 1: anni di invasione di Beccofrusone in Italia

Il Piemonte è stato quasi sempre investito dai movimenti che hanno interessato nel passato l’Italia, anche se talvolta marginalmente. Dopo l’inverno del 1975-76 la specie è stata nuovamente contattata in regione nell’inverno 1988/89, anche se con modesti contingenti di individui (in 3 località della provincia di Torino per un totale di 11 ind.) (Cucco e al., 1996).

L’invasione del 2004/2005 in Europa e in Italia

Durante l’inverno 2004/05, a 14 anni dalla precedente,  è avvenuta una delle più massicce invasioni che l’Europa ricordi. I primi segnali sono stati registrati in Svezia, con importanti passaggi su Falsterbo relativi a più di ventimila individui fra ottobre e novembre; conteggi così alti sono stati imputati a un’eccezionale stagione riproduttiva in Scandinavia e in particolare in Finlandia (Wirdheim & Bruun, 2004).

Grandi gruppi sono stati contattati nel corso dell’inverno anche in Inghilterra, Francia, Germania, paesi dell’Est e soprattutto Svizzera dove l’invasione è iniziata il 7.12.2004 nel Nord-Est del Paese e si è protratta fino al 23.05.2005, con picco di 9800 individui il 28.01.2005 (e più di 25000 individui complessivi nell’ultima pentade di gennaio). Ciò dimostra come tale invasione sia stata una delle più importanti mai registrate in Svizzera e certamente la maggiore per numero di individui e località occupate da più di cinquant’anni; tali risultati sono stati conseguiti grazie alla capillare distribuzione degli osservatori sul territorio e alla rapida diffusione delle notizie tramite internet (Volet & Posse, 2005).

Gli stessi autori dichiarano inoltre che durante l’invasione sono state possibili 5 ricatture di uccelli inanellati, essi provenivano da Norvegia (1), Finlandia (3), Repubblica ceca (1), tre di questi erano stati catturati nel corso dell’autunno 2004. Questo grande evento ornitologico ha colpito massicciamente anche l’Italia, risultando certamente il più ragguardevole mai segnalato (tenendo conto che la diffusione del birdwatching che sta conoscendo il nostro Paese in questi ultimi anni ha certamente influito, insieme allo strumento potentissimo costituito da internet, a garantire una più completa presenza di osservatori sul territorio, anche se non ai livelli della vicina Svizzera).

I primi segnali dell’invasione sono giunti dal  Friuli-Venezia-Giulia (2 ind., 18.12.2004, Isola vicentina UD, S. Condotto & A. Piazza in EBN Italia; 2 ind., 22.12.2004, Bassovizza TS, E. Benussi & E. Prall in EBN Italia). Successivamente le osservazioni si sono fatte più frequenti sia nello stesso FVG, sia in Trentino-Alto Adige, Lombardia e infine Piemonte (i primi 40 ind, 03.01.2005, Alpe Veglia VB, A. Boto in EBN Italia). Il totale cumulativo dei Beccofrusoni osservati in Italia e segnalati su EBN nell’inverno 2004/05 raggiungerà i 3816 ind. (Ruggieri, 2006), molti di più di quanto Moltoni (1969) segnalava per le più importanti invasioni precedenti


I Beccofrusoni in provincia di Torino

Dopo le prime osservazioni sulle Alpi centro-orientali le osservazioni si sono fatte più frequenti anche nell’Ossola e, il 06.01.2005, 36 ind. vengono avvistati anche a Colle San Carlo (AO) (L. Ruggieri et al. in Ruggieri 2006b). Infine il 11.01.2005 S. Boccardi annuncia sulla mailing-list Torino Birdwatching l’osservazione di 33 ind. presso Sauze d’Oulx (Val di Susa, TO). Da questa data sono iniziate le osservazioni in Provincia: in gennaio le presenze si sono concentrate proprio in questa località; infatti il gruppo, dopo la prima segnalazione, è stato riosservato da altre persone: il 18.01.2005 gli effettivi ammontavano a ben 139 ind. (G. Roux-Poignant in To_Bw). A fine mese un solitario individuo viene scoperto a Ceresole Reale (D. Di Noia in To_Bw), ma è solo con febbraio che le osservazioni aumentano in tutta la provincia: se da una parte lo stormo di Sauze si riduce fino a 5 ind. il 05.02.2005 (P. Marotto in To_Bw) per poi scomparire, altri gruppi vengono segnalati a Pragelato (max di 40 ind. il 19.02.2005, N. Scatassi in EBN Italia), Frais-Chiomonte (max di 100 ind. il 05.02.2005, G. Boano & A. Tamietti in EBN Italia), Ceresole Reale (max di 80 ind. il 18.02.2005, I. Manfredo in To_Bw), Bardonecchia (2 ind. il 19.02.2005, D. Di Noia in To_Bw).

A fine mese un grosso gruppo viene localizzato nell’unica località non montana dell’invasione torinese: una zona periferica di Cuorgnè è infatti teatro di diverse osservazioni a partire 18.02.2005 (35 ind., I. Manfredo in To_Bw) con un massimo di 135 ind. il 20.02.2005 (D. Di Noia in To_Bw). A marzo in tutta Italia il fenomeno inizia a regredire, in provincia vengono riportati solo 2 dati: gli ultimi 21 ind. a Cuorgnè (04.03.2005, D. Di Noia & M. Bocca in To_Bw) e circa 30 ind. a Bardonecchia il 06.03.2006 (D. Ruggieri in To_Bw). Dopo queste osservazioni l’inverno eccezionale sembra terminato, ma è la volta della primavera con 2 osservazioni in aprile: 30/40 ind. presso Jovenceaux, località nei pressi di Sauze d’Oulx, luogo della prima osservazione (G. Roux-Pognant in  To_Bw) e 7 ind. presso Vazon, Oulx (S. Monaci in To_Bw).

Nella vicina provincia di Cuneo, dove l’invasione è iniziata un po’ più tardi (primo gruppo segnalato il 30.01.2005), durerà fino al 01.05.2005 (Giraudo, 2005). Per le osservazioni provinciali in dettaglio si vedano la fig. 1 e la tab. 2.


Figura 2: massimi conteggi per mese

Figura 3: conteggi per località
Analisi dei dati e conclusioni

Quella dell’inverno del 2005 è risultata l’invasione di Beccofrusone più intensa mai registrata in Italia. Anche in Piemonte e in Provincia di Torino gli effettivi conteggiati sono risultati i più alti mai segnalati. Il totale degli individui presenti (calcolato sommando i massimi delle varie località) ammonta a 571 ind. ripartiti in un periodo di 103 giorni dal 11.01.2005 al 23.04.2005. E’ chiaro che questa è una lettura dei dati relativa, poiché i vari gruppi si possono essere dispersi provocando doppi conteggi, anche se in modo molto meno marcato rispetto ai luoghi dove l’invasione ha interessato grandi numeri di uccelli; inoltre è da notare come siano stati certamente di più gli individui non contattatati che quelli conteggiati due volte.

Nelle fig. 2 e 3 sono rappresentati i massimi conteggi per località e per mese (anche in questo caso calcolati come somma dei massimi per località nel mese).

Per quanto riguarda la fig. 2 si denota come l’invasione iniziata in gennaio sia andata ad aumentare progressivamente nel mese di febbraio (con totale di 360 ind.), per poi decrescere sensibilmente in marzo e aprile. Per spiegare il crollo di marzo vale probabilmente il discorso della mancanza di ispezione nelle zone idonee dopo l’entusiasmo dei primi giorni, unito a una probabile effettiva regressione del fenomeno.

I due gruppi di aprile erano probabilmente costituiti dagli ultimi individui provenienti da altre zone (verosimilmente a Sud), che stavano ritornando verso i luoghi di nidificazione. Analizzando il fenomeno secondo l’aspetto delle località frequentate (si vedano le fig. 1 e 3), solo due siti di osservazione su otto hanno superato il tetto dei 100 ind. presenti, allo stesso modo solo due ospitavano gruppi inferiori ai 30 ind.

Sette località su otto sono poste nella regione alpina (al di sopra dei 1400 m., si veda la fig. 4), solo Cuorgnè è situata in una zona collinare.


Tabella 2: Elenco cronologico delle osservazioni

Figura 4: Ripartizione altitudinale dei gruppi

I principali ambienti frequentati sono risultati i centri urbani con giardini ricchi delle essenze vegetali preferite dalla specie per l’alimentazione e in minor misura aree seminaturali poste comunque in vicinanza dei centri urbani. Delle sette località alpine sei sono situate nel comprensorio delle alte valli Chisone e Susa, solo Ceresole reale è situata in un’altra vallata (Valle Orco).

Stranamente sono rimaste senza individui osservati le valli di Lanzo (poste fra i due principali nuclei di osservazione) e la porzione meridionale della provincia (valle Pellice e Germanasca). Tali lacune sono difficilmente spiegabili con l’effettiva mancanza del Beccofrusone (perché poste fra zone in cui la specie è stata osservata: Savoia francese, Cuneese, ecc.), più probabilmente tale fatto è dovuto alla mancanza di ispezione in luoghi idonei, anche se è ipotizzabile che in tali valli la disponibilità alimentare fosse inferiore rispetto ad altre, causando una minore presenza della specie e una minore permanenza nel sito: si è visto infatti che gli stormi di uccelli erano fortemente condizionati dalla presenza di bacche e frutti, in particolare Surbus aucuparia (in montagna) e Diospyros kaki (in collina).

In Svizzera Mulhauser & Zimmerman (2005)  hanno analizzato il regime alimentare della specie durante l’invasione e oltre alle specie citate sono state utilizzate altre 51  essenze vegetali, in particolare Viburnum opulus, Crataegus sp., Viscum album, Ligustrum vulgare (fra le selvatiche) e Vitis vinifera, Cotonaster sp. e Malus domestica (fra le domestiche). Quest’ultima essenza è stata largamente utilizzata in Trentino-Alto Adige (Azzolini, 2005).

Ringraziamenti

Desidero ringraziare in primo luogo tutti gli osservatori che hanno fatto confluire i loro dati sulle liste To_Bw ed EBN Italia; inoltre Franco Carpegna per il materiale bibliografico fornito e Bruno Caula per la gentile concessione delle foto utilizzate nei grafici.

Bibliografia

– Azzolini, M. (2005) – Un inverno col popolo della taiga.
Quaderni di birdwatching 13: aprile 2005.
http://www.ebnitalia.iy/QB/QB013/beccofrusoni.htm
– Cramp, S. et al. (1977-1994). Bird of the Western Paleartic. Voll. 1-9. Oxford University Press, Oxford
– Cucco, M., Levi, L., Maffei, G., & Pulcher, C. (red.) (1996). Atlante degli uccelli di Piemonte e Valle d’Aosta in inverno (1986-1992). Monografie Mus. reg. Sci. nat. Torino XIX.
– Giraudo, L. (2005): Cuneobirding. Gli Articoli di CB: Beccofrusoni: un mito delle terre nordiche… Un inverno da ricordare.
http://www.cuneobirding.it/file/appro/beccofrusone.ht
– Moltoni, E. (1969) – La comparsa in Italia del Beccofrusone, Bombicilla  garrulus (L.), nel 1963-64, 1965-66 e 1967-68. Riv. Ital. Ornit., 39: 1-25.
– Moltoni, E. (1974) – Note riguardanti la comparsa in Italia del Beccofrusone Bombycilla g. garrulus (L.), nel 1971-72 (con qualche notizia sulle incursioni degli anni immediatamente precedenti). Riv. Ital. Ornit., 44: 197-205.
– Moltoni, E. & Brichetti, P. (1976) – Note riguardanti la comparsa in Italia del Beccofrusone, Bombycilla g. garrulus (L.), negli autunni-inverni 1974-1975 e 1975-1976. Riv. Ital. Ornit., 46: 24-32.
– Mulhauser, B., Zimmerman J.-L. (2005): Le regime alimentaire du Jaseur boreal Bombycilla garrulus en Suisse durant l’hiver 2004-2005. Nos oiseaux 52: 213-224.
– Ruggieri, L. (2006) (red.). Annuario EBN Italia 2005. Edizioni EBN Italia.
– Ruggieri, L. (2006b) Gli uccelli del Monte Bianco. Edizioni BirdGuide.
– Volet, B. & B. Posse (2005) – Invasion 2004-2005 des Jaseurs boréaux Bombycilla garrulus en Suisse. Nos Oiseaux 52: 195-212.
– Wirdheim, A. & J.B. Bruun (2004): Tusentals silverklockor. Århundradets sidensvansinvasion. Vår Fågelvärld 8/2004: 11–15.