Cava Ronchi a Montanaro: l’ambiente perfetto per molte specie minacciate, corre pericoli seri!
Quando nel maggio del 2007 il primo birdwatcher visitò casualmente la zona Ronchi nel Comune di Montanaro (TO) non poté credere ai suoi occhi: ovunque volgesse lo sguardo si potevano scorgere Strillozzi, Averle piccole e Cutrettole affaccendate nella riproduzione. Non specie banali, ma specie che sono di osservazione rara in tutto il Piemonte!
L’Averla capirossa e’ un migratore molto raro in Piemonte: è stata osservata a Montanaro due volte: nel 2007 e 2010
Ovunque risuonavano i canti della Quaglia e dell’Allodola e i richiami del Gruccione. In cielo Poiane, Nibbi bruni, Lodolai e Gheppi perlustravano il territorio a caccia di prede. Insomma un clima a cui, nella moderna e banalizzata pianura padana piemontese, nessuno è più abituato.
Da quel giorno è passato parecchio tempo. I birdwatchers e gli ornitologi torinesi hanno raccolto molte informazioni sull’avifauna del luogo e, ad oggi, sono state censite più di 160 specie su una superficie di poco più di 2 kmq, molte delle quali di interesse conservazionistico o rare in Piemonte: Albanella pallida, Gufo di palude, Calandrella, Cappellaccia, Pispola golarossa e Averla cenerina.
Parte della recinzione dell’area della Cava
Perchè questo “miracolo” naturale?
Nell’area fu attiva una cava di inerti, ove i settori sfruttati ed abbandonati sono stati mano a mano colonizzati da una rada vegetazione erbacea pioniera, che costituisce un habitat rarissimo alle nostre latitudini: una sorta di steppa immersa nella pianura padana. Il terreno, nudo e sassoso, pascolato dalle pecore è inoltre di particolare attrattiva per i passeriformi ospitando, nella migrazione, specie molto rare come l’Averla capirossa e l’Averla cenerina e tra i nidificanti, il Corriere piccolo, diverse coppie di Saltimpalo, forse il Calandro e l’Albanella minore.
E’ facile ascoltare le Allodole in canto, cosa ormai rara nella campagna coltivata intensivamente. Durante la migrazione l’area dell’escavo tende ad allagarsi e può ospitare ardeidi e limicoli. Questo tipo di ambiente è completamente scomparso in Piemonte e sebbene la creazione dell’area sia artificiale, esso rappresenta un ecosistema unico e degno di tutela.
Recenti sondaggi di studio geognostico effettuati sul territorio della Cava Ronchi (2012)
Cosa minaccia questo paradiso della Biodiversità?
Molte minacce incombono su questo scrigno di biodiversità: cessando l’interesse estrattivo, infatti, la Cava Ronchi di Montanaro è diventato un luogo non produttivo, da destinarsi ipoteticamente a svariati impieghi.
Già dal 2005 il tranquillo paese di Montanaro balzò agli onori delle cronache come sito indicato per ospitare ben due discariche e/o un inceneritore che avrebbe servito tutta l’area del torinese: gli abitanti di Montanaro si opposero alla scelta con un referendum comunale, proposto dal Comitato MontanaroViva che tuttavia determinò uno scarso risultato poiché la località Ronchi fu scelta come sito di costruzione di uno speciale inceneritore che avrebbe dovuto bruciare, tra l’altro, anche le scorie provenienti da altri due inceneritori.
Ambiente rinaturalizzato della ex-cava
Ulteriore ipotesi di utilizzo riguarda lo stoccaggio dello "smarino" proveniente dallo scavo della galleria di servizio del Frejus e/o dei futuri scavi delle gallerie del contestato TAV (Treno ad Alta Velocità) valsusino.
Ulteriore minaccia, di minore impatto ma non trascurabile, potrebbe essere infine il ritorno alla precedente vocazione agricola intensiva in monocoltura caratterizzata dall’eliminazione di siepi ed arbusteti, essenziali corridoi ecologici per la mobilità delle specie presenti.
Checklist del sito
Seguendo questo link potrete scaricare un resoconto dell’avifauna di Montanaro (PDF 5,3 Mb) prodotto per EBN Italia da Giacomo Assandri e Paolo Marotto al 31 dicembre 2010.
Presentazione del Sito Cava Ronchi Montanaro (PDF 7,1 Mb) prodotto per EBN Italia da Luciano Ruggieri
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