Era il 4 gennaio del 1986 e percorrevo l’argine del neonato Parco della Colletta a Torino insieme a mio papà, al collo un vecchio binocolo. Già allora alcune specie si radunavano in quell’area per trascorrere l’inverno, si trattava soprattutto di Moriglioni, Morette, qualche Folaga e Gabbiano comune.
Ricordo ancora l’emozione quando, scorrendo la superficie del fiume, inquadrai un gruppetto di anatre scure; nonostante la mia poca esperienza pensai subito a una specie, qui da noi, non comune. Le guide da campo d’identificazione non erano così facili da reperirsi anzi, a dire il vero, non esistevano proprio e le mie conoscenze ornitologiche si basavano su due enciclopedie: Animali di G.Scortecci (1953) ereditata da mio nonno e costituita da 5 volumi che descrivevano, alla maniera di una volta, la fauna di tutto il mondo e l’Enciclopedia degli Uccelli d’Europa di S.Frugis (1971) pubblicata da Rizzoli in fascicoli settimanali e pazientemente collezionata da mio papà. Avevo impressi e indelebili nella memoria (come ancora adesso), tutti i disegni e foto di quelle pubblicazioni ed ero sicuro: quelli erano sette Orchi marini!
Iniziò così il mio rapporto un po’ speciale con questa specie. Quel giorno incontrai Umberto Gallo Orsi, allora delegato Lipu, e con lui parlai della mia grande passione e mi iscrissi all’associazione. Da allora sono trascorsi ventotto anni, fa effetto scriverlo, e mi sono ritrovato il 18 gennaio di quest’anno di nuovo lì a rivivere la stessa emozione. Mentre osservavo dei Gabbiani reali, ecco apparire nell’inquadratura del mio cannocchiale, prima uno, poi l’altro, due Orchi marini!
Negli anni ’80 per condividere una segnalazione si poteva telefonare o scrivere una lettera (devo chiamarla missiva?) a qualche Associazione o Ente, solo tornati a casa, allegando magari una stampa estratta laboriosamente da una diapositiva. Anche solo incontrarsi e (ri)-conoscersi tra appassionati era una cosa casuale!
Incredibile come tutto si sia evoluto in fretta. Immaginarlo ora, mentre detto allo smartphone un messaggio da inviare agli amici o digito "Orco marino" sul Web per confrontare sul campo sesso ed età dei soggetti con immagini provenienti da ogni parte del mondo o ancora scattare in "digiscoping" le centinaia di immagini di rito… mi sembra impossibile. Sta piovendo e gli Orchi per fortuna sono lì, liberi e affascinanti come allora, incuranti di tutto questo assedio tecnologico.
Quest’anatra tuffatrice tipica dei climi freddi deve il suo nome italiano e volgare, piuttosto insolito, alla colorazione nera dei maschi in abito riproduttivo; "Orco" infatti era anche l’appellativo con cui veniva definito Plutone, dio degli inferi, e l’associazione con la livrea scura della specie risulta piuttosto immediata. Anche il suo nome scientifico, Melanitta fusca, fa chiaramente riferimento alla colorazione.
L’Orco marino (51-58 cm) è la specie più grande del genere Melanitta di cui fanno parte anche l’Orchetto marino (M. nigra) e l’Orco marino dagli occhiali (M. perspicillata). Il suo areale di nidificazione comprende vaste zone dell’estremo nord dell’Europa e dell’Asia dove raggiunge, a Ovest, la Siberia centrale. Durante lo svernamento le popolazioni si spostano verso Sud raggiungendo le coste del mar Nero e Caspio, la Gran Bretagna e, con contingenti meno numerosi, la Francia, Spagna settentrionale e le aree del nord Italia dove la specie è ritenuta svernante regolare.
La sua presenza in Piemonte è tuttavia irregolare e probabilmente correlata ad inverni particolarmente rigidi nel nord Europa e a saltuarie invasioni che spingono gli individui maggiormente a Sud.
Il maschio è completamente nero con evidente mezzaluna bianca intorno agli occhi e barra alare piuttosto visibile in volo. Ha il becco giallo arancio, massiccio, con base nera. Le femmine sono di colore più slavato, brunastre con fronte chiara, macchia biancastra auricolare e barra alare bianca.
Video documentazione di Paolo Marotto
Come dicevo, in Piemonte, quest’anatra capita raramente e, nell’area della Confluenza – Meisino, tra la prima segnalazione del 1986 e questa del 2014 ve ne fu solo un’altra nel dicembre 1988 relativa sempre a 7 soggetti.
La specie mancava quindi da ben 26 anni e poterla osservare oggi così agevolmente qui a Torino è una vera fortuna.
Video documentazione di Roberto Ostellino
Informazioni utili:
Località dell’ osservazione: RISERVA NATURALE SPECIALE DEL MEISINO E DELL’ISOLONE BERTOLLA (Torino – San Mauro T.se) – presso la Diga del Pascolo (45°05’38.85"N, 7°43’31.92"E)
Data di presenza: dal 18 gennaio 2014 (2 soggetti ♂ e ♀)
Status per il Piemonte: T irr, W irr (M.Pavia & G.Boano, 2009)